martedì 25 marzo 2014

IL MISTERO DI LOCH TAY - Testo & Storyboard

-Storia ispirata alla leggenda del Mostro di Loch Ness-


-Copertina-


-Risguardia-


L’acqua del lago di Loch Tay rifletteva il cielo non molto sereno che quell’autunnale pomeriggio del 1994 copriva la Scozia. Tra il verde delle rive lacustri ecco stagliarsi due figure.
Dean e Cory erano due bambini entrambi di dieci anni che ogni giorno, salvo imprevisti, si trovavano per giocare insieme come fanno i migliori amici.
Quel giorno, i due, decisero di giocare a rincorrersi: ora toccava a Cory inseguire Dean ma,
non accorgendosi del pericolo, quest’ultimo scivolò su un mucchio di foglie umide
che lo fecero cadere in un tunnel sotterraneo.



Era finito in un posto buio e bagnato e Cory, rimasto in superficie e affacciatosi all’entrata del cunicolo, cominciò preoccupato a chiamare l’amico che, gridando, gli disse che stava bene.
Non appena smise di parlare, però, ecco riecheggiare un pauroso verso:
quell’agghiacciante suono percepito come una sorta di ruggito metallico proveniva dal
tunnel ma Dean non riusciva a capire dove fosse la fonte.



 Impaurito, ma non scoraggiato, il giovane alzò lo sguardo per cercare degli appigli tra le pareti e dopo tanti, ma non troppo faticosi sforzi, riuscì a risalire aiutato da Cory che da lassù non aveva
mai smesso di tenerlo d’occhio.
Dean si diede una ripulita veloce ai vestiti e con l’amico decise che era meglio far ritorno alle rispettive case che da li distavano pochissimi chilometri. Durante la cena, Dean appariva strano agli occhi del padre Phil:
questi era un medico molto conosciuto in quei luoghi e sospettoso nei confronti del figlio,
gli chiese che cosa avesse.
Così il ragazzo si rivolse a lui rispondendogli con una domanda volendo sapere se non fossero
mai accaduti fatti strani nei paraggi, ma il padre, esitando nel dare una risposta, scosse la testa,
socchiuse gli occhi e facendo un respiro profondo deviò la conversazione su un altro argomento.



 Il giorno seguente, Dean e Cory si ritrovarono di nuovo ansiosi di ricominciare a divertirsi insieme nonostante il grigiore che per l’ennesima volta copriva il lago.
La sfortuna, però, perseguitava i due amici: Cory, infatti, si graffiò dolorosamente un braccio con un secco ramoscello di un albero ma Dean, da ottimo amico qual era, prese il foulard che gli avvolgeva il collo
e coprì il taglio dell’amico legando la benda attorno all’arto ferito.
Cory lo ringraziò di cuore e senza esitazioni accettò la proposta di Dean,
ovvero tornare al tunnel in quanto spinto da una fortissima curiosità riguardo
al rumore avvertito il giorno prima.



Giunti a destinazione, Dean estrasse una torcia elettrica dalla tasca dei pantaloni e con l’amico discese
il tunnel prestando attenzione a non scivolare.
Una volta toccato il suolo umido che caratterizzava la galleria sotterranea, i due si mossero procedendo verso la direzione in cui Dean aveva sentito il forte verso.
La torcia illuminava abbastanza bene tutto quello che si presentava dinanzi e ad un certo
punto ecco apparire davanti ai loro increduli occhi ciò che non si sarebbero mai aspettati di vedere:
raggiungeva circa dieci metri di lunghezza, aveva un collo lunghissimo e una schiena paurosamente ampia.
Le squame che lo ricoprivano riflettevano l’acqua che gli bagnava la parte inferiore del corpo.
Aveva tutte le sembianze di un vero e proprio dinosauro, uno di quelli che un tempo
abitavano i grandi mari del pianeta.
L’unico movimento che in quell’istante fu in grado di compiere Dean, fu quello di alzare la torcia puntando la luce all’altezza del grande muso infastidendo parecchio l’enorme rettile che emise un ruggito.
I due, presi dal panico più totale, fecero uno scatto verso l’uscita ma, scontrandosi l’uno contro l’altro, finirono con il cadere a terra. Erano terrorizzati e completamente inermi.
Non riuscivano a muovere nemmeno un muscolo dalla paura. Il lucertolone li fissò per qualche attimo per poi cominciare ad inarcare il collo verso Dean che precedentemente gli aveva illuminato la zona degli occhi. 



 Vedendo che il muso del gigantesco essere era sempre più vicino all’amico, Cory si fece forza e con tutto
il coraggio che aveva in corpo diede una spinta a Dean spostandolo dal raggio di azione del dinosauro.
In quel momento quest’ultimo e Cory si trovarono faccia a faccia e il bestione, volendo fiutare il ragazzo,
lo sfiorò con la punta delle narici: confusione, strane sensazioni e brividi percorsero la schiena del giovane che subito si sentì come mancare: non fece quasi in tempo a rivolgere lo sguardo sulla ferita
e ad accorgersi di essere guarito che subito perse i sensi.
Approfittando quindi dell’indietreggiare dell’animale, Dean prese la situazione di petto e caricandosi
il compagno sulle spalle scappò come una scheggia, risalì in superficie e lo portò in salvo.
Scosso ma deciso, riuscì ad arrivare a casa sano e salvo dove, con l’aiuto del padre,
distese delicatamente sul letto il corpo svenuto di Cory.



 Passarono alcune ore e finalmente il giovane si riprese e si svegliò.
Era confuso e lo smarrimento nei suoi occhi fu subito notato da Dean che prontamente
gli chiese come si sentisse.
Cory, stordito e ancora mezzo addormentato, gli disse che non si era mai sentito meglio prima di allora ma allo stesso tempo fece una domanda all’amico lasciandolo brutalmente di sasso:
gli chiese infatti chi fosse e come si chiamasse.
In quel preciso istante Phil entrò nella stanza e Dean, ancora più esigente nell’ottenere una risposta,
rifece al padre la stessa domanda che gli pose a cena la sera prima:
un quesito a cui Phil non poteva più esimersi dal dare una risposta
e che lo costrinse a svelare tutta la verità sul conto del dinosauro.



 “La professione di Christopher Carter, il nonno di Dean, era quella del reporter.
Un giorno fu inviato con il collega Garrick Brown sul lago Loch Tay dal Giornale per il quale
lavorava, con lo scopo di scattare una foto che provasse l’esistenza di un’immensa creatura avvistata da diverse persone durante quel periodo.
Se non fosse riuscito a fotografarlo avrebbe seriamente rischiato il licenziamento.
All’animale in questione venne dato il nome “Taylor”, in quanto distintamente intravisto tra le acque lacustri del medesimo luogo e stando agli avvistamenti, si riteneva che fosse un dinosauro misteriosamente sopravvissuto all’estinzione dei famosi rettili: più precisamente si vociferava che potesse rientrare nella famiglia dei Plesiosauri, una categoria di lucertoloni che miliardi di anni fa popolavano le acque della Terra.
Christopher portò con sé il figlio Phil, e quando padre e figlio insieme al Sig. Brown giunsero a destinazione,
i due giornalisti si organizzarono subito per portare a termine al più presto la commissione affidata a loro, anche se gli acciacchi di Garrick provocati da un recente intervento alla gamba destra,
ritardarono le operazioni di ricerca.
Nonostante tutto, dopo vari tentativi riuscirono a scovare la tana del grande animale in una grotta collegata al mare tramite vari tunnel, lo fotografarono ma l’effetto del flash della macchina fotografica infastidì il mostro che cominciò a dimenarsi colpendo il Sig. Brown con la punta della coda.
A quest’ultimo il tocco del mostro provocò effetti molto simili a quelli causati al piccolo Cory: Garrick, infatti, guarì totalmente dai dolori alla gamba ma inesorabilmente perse un frammento
di memoria dimenticandosi totalmente di aver visto il dinosauro.



 La forte botta subita, tuttavia, non fermò la corsa verso la salvezza dei due giornalisti,
i quali riuscirono a raggiungere il campo base non senza fatica.
Prima di far ritorno a casa, però, Christopher meditò e ragionò sull’accaduto e prese
un importantissima decisione, ovvero quella di non far pubblicare la foto:
la sua divulgazione avrebbe infatti svelato al mondo intero la verità identità del mostro
e l’identificazione del luogo in cui si trovava e, immaginando che questo avrebbe portato
alla scoperta del suo meraviglioso potere con conseguenti innumerevoli pellegrinaggi alla caverna,
ritenne che sarebbe potuto diventare veramente pericoloso.
Così il giornalista scattò una foto ritraente un falso animale da consegnare al Giornale.
Con il figlioletto Phil costruì un mezzo busto di Plesiosauro alto circa 30cm e lo incollò su un sottomarino giocattolo per poi immergerlo nell’acqua del lago e fotografarlo.
Ed ecco che il giorno dopo, il 19 Aprile del 1934, la fotografia finì in prima pagina e la foto originale ritraente la vera creatura venne nascosta e gelosamente custodita da Christopher.
Poco dopo, il padre di Phil venne a mancare e quest’ultimo si trasferì sul lago assumendosi l’impegno di prendersi cura del dinosauro: andò ogni giorno a cibarlo dopo il lavoro lasciando all’entrata di un tunnel, sulla riva del lago, del pesce fresco tenendolo così protetto e nascosto da volenterosi studiosi e visitatori curiosi.”



 Dopo aver attentamente seguito le parole del padre e senza essersi mai lasciato sfuggire nemmeno una sillaba, Dean comprese il motivo per cui Cory aveva perduto quella parte di memoria che gli impediva di ricordarsi di lui: così si avvicinò ulteriormente all’amico, che non aveva mai smesso di osservarlo con smarrimento per cercare di studiarne ogni singolo movimento, e lentamente e con una certa delicatezza gli pose una mano sulla spalla. Dean cominciò così a raccontargli brevemente di quando si conobbero,
delle prime avventure trascorse insieme e delle marachelle combinate in sua compagnia,
fino ad arrivare a descrivergli in ogni dettaglio tutta la giornata appena trascorsa.
Nulla da fare. Cory non dava alcun cenno che potesse far capire che gli fosse ritornata la memoria.



 A questo punto Dean fu preso da un’illuminazione: prese il foulard con il quale gli aveva avvolto
il braccio ferito e tenendolo sul palmo della mano lo mostrò al compagno.
In quel momento una raffica di pensieri martellarono la mente di Cory. Erano tutti tasselli di ricordi che uno alla volta si incastravano perfettamente rimarginando ed illuminando il buio causato della dimenticanza del ragazzo, consentendogli quindi di ricordare ogni cosa che lo poteva ricondurre all’amico:
ogni cosa tranne il dinosauro.
Cory si alzò dal letto aiutato da Dean perché ancora un po’ frastornato dalla situazione e, dopo essersi rinfrescato un po’ il viso con dell’acqua fresca e aver bevuto un bicchier d’acqua,
fu accompagnato a casa da Phil e dall’amico.
Erano ormai trascorsi 60 anni dalla pubblicazione della falsa fotografia di Christopher Carter e il mondo intero era a conoscenza dell’esistenza di Taylor nonostante la presenza inevitabile di molti scettici.
Arrivati a casa e rimasti ormai soli, Dean e Phil ebbero finalmente modo di guardarsi negli occhi e di chiarire quanto era appena successo, con la consapevolezza di essere gli unici a conoscere
il vero luogo in cui si trovava il leggendario rettile e a sapere la sua vera identità.



 Il ragazzo, seppur ancora visibilmente percosso, si mise quindi a fare un’intelligente considerazione:
il fatto che il dinosauro riuscisse a guarire le persone presumibilmente da
ogni tipo di male era sicuramente una cosa sorprendente e straordinaria visto che avrebbe
potuto salvare non poche vite affette da malattie letali e incurabili; così come sarebbe meraviglioso
e liberatorio potersi scordare di tutti i brutti ricordi che angosciano e addolorano la memoria.
Ma se invece di dimenticare un aneddoto cattivo ci si dimenticasse di una persona importante,
ad esempio del migliore amico, come era successo a Cory?
Si rivolse allora al padre convincendolo a svelare a tutti la falsità della fotografia, dal momento in cui la vera natura dell’animale rimaneva comunque protetta, cosicché non fosse più costretto a mentire.
I due, infine, decisero inoltre di continuare ad occuparsi insieme di Taylor ogni giorno per tutta la vita, continuando a tenere nascosto il segreto del gigantesco rettile che, ormai da quasi un secolo,
animava la fantasia di grandi e piccini dando vita ad incredibili storie e a magiche leggende.




-Risguardia-


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